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Posts Tagged ‘come sta Nuti’

Ebbene sì, non guardo i programmi condotti da Barbara D’Urso. Ebbene no, in queste settimane non ho avuto tempo nemmeno per scrivere su blog o facebook. L’intervento di Francesco Nuti alla trasmissione della Barbara nazionale l’ho visto però, su youtube. Due giorni dopo il fattaccio della domenica mia madre, sapendo dell’attenzione che rivolgo alle notizie su Francesco, mi ha passato un paio di quotidiani che scrivevano di lui, pareri discordanti sul portare il dolore e la malattia in televisione, commenti strazianti o ironici indirizzati a lui e alla conduttrice.

C’era anche un’intervista a Barbara D’Urso, che proclamava di non avere nessuna colpa a proposito del collegamento con Francesco Nuti e che lui stesso, assieme alla Malipiero e agli assistenti di Francesco, avevano dato l’ok all’intervista. Vorrei proprio sapere le precise “parole” che avrebbe pronunciato Francesco a proposito dell’essere schiaffato in primo piano davanti a milioni di persone in quello stato. Non lo conosco di persona ma tutti i suoi fan sanno che Francesco Nuti è sempre stato un uomo riservato e un pò orso, solo quando ha realmente avuto bisogno di aiuto è apparso in tv raccontando del suo disagio, il problema dell’alcolismo. Non ricevendo alcun aiuto, of course.

Dopo la trasmissione indegna, la Barbara D’Urso chiede comprensione per ciò che ha fatto, nascondendosi dietro i “tutti hanno acconsentito” e ai “questa è real television”. Quello che Barbara cara si è dimenticata di dire è che c’è una cosa chiamata DIGNITA’, qualcosa che lei non conosce e che a lei non appartiene. Mi chiedo se la D’Urso mostrerebbe in una sua trasmissione suo figlio se fosse affetto da una malattia deformante. Meglio non chiederselo, forse la signora lo farebbe sul serio.

Fa male pensare alla donna di Francesco, madre di una figlia che lui ama così profondamente, tentare di cercare pubblicità a spese della disabilità di un uomo incolpevole ma ormai ci siamo abituati alla tv spazzatura, anche perché all’inizio ci piaceva eccome. Poi, il troppo stroppia, come si dice al mio paese. Se qualcuno ne ha voglia, aggiunga l’emozione che ha provato al vedere Francesco dalla D’Urso. Solo l’emozione, pura e semplice.

Poco tempo prima anche Magalli aveva proposto l’intervento nella sua trasmissione ma almeno il collegamento era stato rispettoso, contenuto, gestito come la cosa era da gestire. L’ho apprezzato e amato, Francesco, e ringrazio Giancarlo di avere preparato uno spazio adeguato alla situazione. La D’Urso no, non la perdono. 

Aspettando il prossimo abominevole evento televisivo di queste pseudopresentatrici, auguro a Francesco ogni bene.

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CIAO FRANCE’, BENTORNATO 🙂

http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/spettacoli/2010/3-novembre-2010/francesco-torna-lontano-1804086025285.shtml

(grazie ad Andrea per la segnalazione e a tutti per il supporto. Francesco sa che noi ci siamo e noi sappiamo che lui ce la sta mettendo tutta per tornare. Questa è una bellissima notizia)

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Dopo anni di mutismo, e dopo migliaia e migliaia di richieste da parte dei suoi fan, finalmente qualcuno ci fa sapere di lui. Francesco, TVB. Forever.

http://www3.lastampa.it/spettacoli/sezioni/articolo/lstp/368931/

“Basta silenzio, Nuti è con noi”

Al Festival di Roma il documentario sull’artista malato che da anni non riesce a parlare

Nessuno l’ha dimenticato, ma il pudore, spesso colpevole, verso la malattia e il dolore, hanno fatto calare sulla sua storia un silenzio attonito. Gli amici, i colleghi, il pubblico sanno che, dal dicembre 2006, Francesco Nuti sconta una punizione ingiusta, uno di quei castighi che nessuno merita e invece piombano, da un attimo all’altro, buttando all’aria le vite dei più sfortunati. La caduta in casa, l’emorragia cranica, il coma, l’operazione. E poi l’inizio di un’esistenza a metà. Una fatica immensa, divisa con la madre, con il fratello medico Giovanni, con pochi affetti, tra cui il regista Giovanni Veronesi che non ha mai smesso di stargli accanto, ma soprattutto con se stesso. Da quella notte l’autore non parla più: «Ho provato – confessa Giovanni – un sentimento nuovo e forte, il compito di ridare voce a mio fratello. Compito impossibile per il medico. Possibile solo se compreso sul piano generale e simbolico. Sì, perché mi sono accorto che al silenzio di Francesco corrisponde un silenzio più forte. Il silenzio del mondo del cinema e dell’editoria musicale, che forse non si è accorto davvero dell’autore che lui rappresenta, che sembra averlo dimenticato, rimosso, come dicono alcuni, con una rapidità intollerabile».

Tra due settimane, con il documentario di Mario Canale Francesco Nuti… e vengo da lontano, il Festival di Roma riaccende i riflettori sulla parabola dell’artista. Nel programma della rassegna c’è scritto che all’evento parteciperà anche lui, il protagonista, per la prima volta in pubblico dopo l’incidente, anche se chi lo assiste dice che la sua presenza non sarà certa fino all’ultimo minuto.

Quel giorno ad applaudirlo ci saranno tutti, magari in piedi, magari con le lacrime agli occhi, compresi i tanti che lo hanno dimenticato e pure quelli che, negli anni difficili, gli hanno sbattuto la porta in faccia. Nuti non è mai stato un personaggio facile, di quelli che semplicemente si fanno amare da tutti. Aveva i suoi fan, ma anche i suoi detrattori. C’era chi non gli aveva mai perdonato il grande salto dietro la macchina da presa, la tentazione, come scriveva l’ex critico della Stampa Stefano Reggiani nel suo Dizionario del post-divismo, di diventare «un improbabile malincomico internazionale».

E poi l’aria un po’ sbruffona da ragazzo di provincia, il narcisismo dell’attore arrivato, e le donne, tante, tutte bellissime, prese, lasciate, cambiate al ritmo di un girotondo spensierato. Da Clarissa Burt ad Annamaria Malipiero, madre dell’unica figlia Ginevra, passando per le interpreti dei suoi film su cui fiorivano sempre, vere o false che fossero, voci di amori turbolenti.

Dall’inizio degli Anni Ottanta alla metà dei Novanta, Francesco Nuti, nato a Firenze nel ‘55, dal barbiere Renzo detto «il Casanova» e da mamma Anna che in questi ultimi anni se l’è curato come se fosse tornato bimbo, ha vissuto la sua stagione d’oro. Dai primi successi con i Giancattivi all’esordio nel cinema diretto da Maurizio Ponzi in Madonna che silenzio c’è stasera ai film da regista e interprete dove metteva in gioco tutto se stesso, con fortune alterne. Il documentario ricostruisce le cronache dal set, la nascita dei tormentoni e delle gag, la passione per la musica che lo portò sul palcoscenico di Sanremo con il brano Sarà per te. Roberto Benigni, che per lui è sempre stato una specie di fratello maggiore, diceva che era rimasto «monello», e che nei confronti della vita «era generosissimo, la sperperava, era uno scialo».

L’inizio della fine ha una data, 1994, e un nome preciso, Occhiopinocchio, il kolossal prodotto da Cecchi Gori e ispirato all’eroe di Collodi, incappato in una serie nera di difficoltà realizzative, tagliato, rimontato e alla fine stroncato dalla critica. Nuti non regge il colpo, s’infila nel tunnel della rabbia e dell’infelicità, inizia a bere, si confessa in pubblico, convoca disperate conferenze stampa in cui implora un lavoro. Cose proibite, soprattutto quest’ultima, dalle leggi dello show-business che impongono una maschera di benessere perenne. Se non ce la si fa a portarla, meglio eclissarsi piuttosto che far sapere che stai male. Nel documentario, spiegano gli autori Mario Canale e Anna Rosi Morri, «ci sono la sua permalosità e la sua generosità, poi le prime sconfitte e la difficoltà di accettarle, gli errori e le invidie, l’insicurezza e la sfortuna e alla fine il silenzio, che abbiamo voluto rompere, perché Francesco è vivo».

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Che aggiungere? Che mi sto stancando di aspettare uno straccio di comunicato da parte dei media che ogni giorno rifilano immagini di tette e culi (rifatti) di puttanelle, pronte a tutto per trovare fama e idioti che le mantengano, e non “sprecano” parole su un grande personaggio così amato. Che vorrei capire perché anche le persone vicine a Francesco non rilasciano un comunicato, un semplice “Francesco è stabile” anche se stabile non è, o “Francesco spera di tornare presto al lavoro” anche se quel giorno non verrà così presto. Qualcosa su cui parlare o sparlare. Ne ho bisogno.

Un mio amico ha tentato di contattare il caro Novello Novelli ma, purtroppo, pare che Novello sia al momento introvabile. Altri contatti vicino all’ambiente spettacolo non hanno per ora notizie fresche. L’ultimo commento di Mirko, di qualche giorno fa, non lascia intravedere buone notizie in arrivo:

“Signori ………..sono di Prato ed ho carissimo amico ricoverato in una clinica psichiatrica qui a Prato, non poco tempo fa Francesco era qui in questa clinica e purtroppo non stava così bene…….
Saluti”

Ma io non mi scoraggio e riproverò a chiedere di Francesco. Sì, è puro e sano egoismo. Voglio che qualcuno parli di lui. Lo pretendo. Non chiedo molto, solo poche righe o un servizio in TV dove all’interno sia pronunciato il suo nome. Sta meglio? Sta peggio? L’importante è SAPERE qualcosa. Se Francesco non sta bene, ne sarò dispiaciuta più di quanto già non sia a saperlo lontano dallo schermo, dal lavoro che amava e dalla gente che lo ha amato da sempre. Ma sarà una risposta ad una domanda che vaga nella mente di molti, da ANNI ormai.

Se sta meglio, bene! Ditelo in giro, fate che il nostro sogno di rivederlo il presto possibile si rafforzi!

Se non sta ancora bene, fategli sapere che ci siamo ancora.  Tutti.

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